Franco D’Andrea – L’Autodidatta.

 In Estetica, Interviste
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Intervista di Pierluigi Sassetti

 

È un discorso molto particolare, direi. Uno strumento si può imparare con un maestro, ma anche da soli. Posso considerarmi una testimonianza vivente per il fatto di aver ricevuto in vita mia solo due lezioni di clarinetto. Lo giuro, e questo accadeva al tempo in cui credevo di voler diventare un clarinettista. Avevo l’idea che il clarinetto fosse uno strumento difficile e così decisi di prendere qualche lezione, ma poi mi resi conto che non faceva per me. Da quel momento comunque sono andato avanti per la mia strada ovviamente studiando come un pazzo perché generalmente gli autodidatti studiano di più di chi ha un maestro, forse perché sentono dentro di sé di dover colmare delle lacune o di dover trovare delle cose che nessuno gli dice e che per una questione puramente istintiva, preferiscono trovare per conto proprio.

         Può esserci, nell’autodidatta, un senso di inferiorità per la mancanza di una figura di riferimento, ma anche no. Personalmente non ho mai avvertito questa sensazione, tranne nel caso della lettura a prima vista che è una cosa che appartiene in genere al mondo della musica classica. Imparare a leggere la musica a prima vista è una cosa per la quale ho dovuto faticare non poco, e ancora oggi non posso dire di essere un bravo lettore a prima vista: leggo, ma con qualche difficoltà.

         Scrivere musica invece no, perché per me è una cosa diversa, perché quando sei abituato ad essere attivo nella ricerca e a scoprire personalmente le cose, vieni come investito da una grande tensione a scrivere. Scrivere musica mi viene molto più semplice. Leggere per me è come leggere qualcosa di qualcuno che ha scritto musica per te chissà quando e chissà dove! Per un jazzista è sempre meglio concentrarsi sulla propria cosa. Poi, per carità, si legge tutto quello che c’è da leggere.

         Per un bel periodo di tempo poi ho suonato anche il contrabbasso, sempre da autodidatta, perché affascinato dallo strumento a corda. È stata sicuramente una bella esperienza per me perché l’ho fatto per diverso tempo. Comunque ho imparato a suonare tantissimi strumenti e sempre da solo, da autodidatta: tromba, clarinetto, sax soprano e sempre perché provavo una certa attrazione per questi strumenti. Gli strumenti sono belli tutti e ho imparato molto da tutti gli strumentisti con i quali ho suonato, gente che mostrava un genio particolare nel concepire la musica. Ma ciò che mi è sempre interessato in fondo non erano tanto gli strumenti, ma la musica, e in modo particolare il jazz che è un linguaggio bellissimo, e se amo questa musica è per il fatto che nel jazz non venga trascurato mai niente. Non si può certamente dire che il jazz sia armonicamente una musica povera, neppure dal punto di vista melodico, ritmico. Anche sotto l’aspetto dinamico, dove non troviamo certamente le cose che vengono fatte in musica classica, che talvolta sono estreme, ma certamente nel jazz conosciamo l’importanza della dinamica. Il jazz è una musica completa, ben bilanciata fra tutti gli elementi che si possono immaginare in una musica: ha una ritmica estremamente raffinata, un senso armonico nei suoi migliori esponenti che è eccelso. Un linguaggio che trovo molto interessante anche per quell’aspetto di sintesi che c’è tra le culture, qualcosa che è avvenuto per caso, mediante le classiche bizzarrie della storia ma anche perché qualcuno ha intravisto questa possibilità, questo enorme potenziale musicale, ovvero questa mescolanza di ritmi provenienti dall’Africa e cose armoniche provenienti dall’Europa per una sintesi che si è verificata in terra americana, negli Stati Uniti. Insomma, una cultura ha dato all’altra qualcosa che le mancava e viceversa, ecco il jazz e questa penso sia una cosa estremamente interessante, una cosa che mi piace molto.

Poi, certe volte, tornando all’autodidatta, quando si è autodidatti, e si ha un minimo di talento, il che non guasta mai, si rischia anche di fare qualcosa di diverso dagli altri proprio perché ci siamo fatti da soli.

 

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Intervista realizzata il 14 settembre 2016

 

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