L’eredità di Pier Paolo Pasolini

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L'eredità di Pier Paolo Pasolini

L’eredità di Pier Paolo Pasolini

Guidi Alessandro Pierluigi Sassetti (a cura)

 

INDICE

  • LA CELEBRAZIONE COME FORMA IMMAGINARIA di Alessandro Guidi
  • PASOLINI E LA PAROLA TESTAMENTARIA di Stefano Agosti
  • “SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA”: LA LOGICA ANARCHICA DEL POTERE di Silvio Balloni
  • PASOLINI, IL CORPO INTELLETTUALE di Stefano Casi
  • IL CORPO DEL DEGRADO. APPUNTI SULL’ITALIA DEL PRESENTE NELL’OPERA DI PASOLINI (1973-1975) di Roberto Chiesi
  • PIER PAOLO PASOLINI DAL ROMANZO AL CINEMA (E RITORNO) di Giuseppe Panella
  • PEDAGOGIA DELLA SPOLIAZIONE DA GENNARIELLO A IL MERDA di Pierluigi Sassetti
  • PASOLINI E LA CLINICA DEI LEGAMI SOCIALI di Alessandro Guidi
  • POST(F)AZIONE. … PER GLI EREDI… … PER COLORO CHE SAPRANNO APPREZZARE L’EREDITÀ… di Pierluigi Sassetti

ALLEGATO

  • T R A S U M A N A R, L’ATTO DI di Maura del Serra

 

 

Introduzione

LA CELEBRAZIONE COME FORMA IMMAGINARIA

di Alessandro Guidi

Durante il 2005 si sono sprecate le celebrazioni sulla morte di Pier Paolo Pasolini avvenuta trent’anni prima esattamente tra il primo ed il due Novembre 1975; un eccesso di celebrazioni ha riesumato il cadavere del poeta friulano, un orgia di parole ha intasato l’immaginario degli spettatori presenti ai convegni organizzati in tutta la penisola italica. Anche questo volume doveva essere la trascrizione di un convegno sulla Eredità sociale di Pier Paolo Pasolini. Il convegno doveva aver luogo nel 2004 proprio per evitare di essere risucchiato nell’eccesso celebrativo del 2005. Non è stato possibile e così è scivolato, tra mille difficoltà organizzative e burocratiche e come si poteva immaginare in contemporanea ad altre decine di iniziative per la morte di Pasolini, al Novembre del 2005, precisamente a Fiesole.

Questo rinascimento pasoliniano destò, all’interno del Centro di Ascolto, una certa meraviglia e sorpresa ma anche qualche sospetto: la scomodità etica e politica di Pasolini, alibi per tutti coloro che si riparano dietro il testo pasoliniano epurato della sua vita ridotta a semplice biografia, ci dicemmo viene così ancor più ridotta all’osso, anzi celebrata e pertanto ancor meno praticata. Si decise, dunque, di aspettare altri contributi preziosi prima di pubblicare il volume. L’attesa ci ha premiato perché dopo varie vicende siamo entrati in contatto con due autori, Agosti e Balloni, che stavano lavorando su Pasolini nella stessa nostra direzione. Con i loro contributi il volume poteva dirsi completo e l’eccesso celebrativo del 2005 non sarebbe stato più sponsorizzato, ne ricordato, ne identificato da una pubblicazione; abbiamo evitato che una testimonianza scritta confondesse la nostra idea di prassi applicativa territoriale e prassi scritturale con il semplice desiderio di riconoscimento di un’opera. Ciò che invece ci interessa nel nostro lavoro psicoanalitico ed educativo applicato al sociale, lavoro che caratterizza da sempre il Centro di Ascolto, riguarda proprio le categorie della scomodità ritrovate nella materia sociale qualunque sia il livello della loro applicazione ed al tempo stesso della loro rimozione: la morte, il potere, il corpo, la scrittura, il degrado sociale abbinate alla vita del poeta non sono più categorie morali o intellettuali su cui discutere ma abitazioni vive, praticate ed incarnate da un testimone oculare che ha praticato anche la propria morte nella vita. È questa la scomodità. È questa la sua eredità, l’eredità che ci ha lasciato Pasolini. Il gruppo di contributi di questo volume risulta essere piuttosto omogeneo proprio perché costruito intorno alle categorie della scomodità prima menzionate.

Il volume è il frutto, come di consueto, di una ricerca iniziata nel 1998 sul Caso Pasolini, ricerca non solo testuale ma inserita all’interno della prassi clinica e della prassi educativo-sociale laddove il caso Pasolini è nato, anzi, per usare una categoria cara al poeta, ha preso corpo come indicano i contributi di Casi e Chiesi.

Ma il corpo che parla, è un corpo parlante, ma un corpo parlante è anche un corpo morto che contiene una parola specifica ovvero testamentaria e la parola di Pasolini come ci indica perfettamente Agosti ha proprio questa caratteristica.

La parola testamentaria attesta nel testo di Pasolini un testamento inedito quello della sua futura morte ad Ostia e non nel senso della morte universale, quella che prima o poi capita a tutti, ma solo della morte circostanziata cioè quella che capitò in quelle circostanze precise e in quel modo solo a Pasolini ad Ostia; con questa parola attaccata alla lingua alla sua lingua è facile per Pasolini presentare nel suo doppio canone una disperata vitalità che è un perfetto compromesso dell’inconscio così come la psicoanalisi freudiana ci insegna: nel contributo di Guidi il legame di Pasolini con la psicoanalisi è molto di più che una intesa artistica o un strumento di critica letteraria è, infatti, un campo dove Pasolini mostra di stare perfettamente a proprio agio, di saperci stare come soggetto parlante e come corpo parlante, come soggetto attraversato dalla pulsione di morte per tutto quello che vuol dire come ha chiarito Ferenczi, Freud e Lacan; inoltre Pasolini è anche un autore prezioso per la psicoanalisi perché ha posto le basi per la costruzione di un Mito moderno, forse il Mito per eccellenza, quello dei Godoari, che nella clinica dei legami sociali e nella clinica del soggetto è utilizzabile per la comprensione delle patologie sintomatiche del soggetto moderno.

Il volume curiosamente, ma altrettanto preziosamente, presenta qualcosa di speciale nel contributo di Del Serra ovvero un testo inedito, un testo teatrale che ha il significato di un testamento letto dal poeta in punto di morte e consegnato ad un ragazzo perché se ne faccia carico e sappia utilizzarlo. Di questo farsene carico ricordiamo il contributo di Sassetti che descrive criticamente la spoliazione della categoria adolescenziale ad opera di un eccesso insito in un Altro sociale e istituzionale-scolastico, in concorso di colpa con gli effetti edipici del soggetto stesso. Una critica obiettiva che implica un passaggio simbolico, per la sua attualizzazione, dalla pedagogia di Gennariello a quella de il Merda, protagonista delle vicende narrate dall’ultimo Pasolini in Petrolio. Sempre incentrato sulle magistrali intuizioni dell’ultimo Pasolini è il contributo di Balloni, che evidenzia gli elementi organici di un’anarchia del potere presente nella visione drammatica di Salò o le centoventi giornate di Sodoma. Una lettura dell’estetica del terrore, dell’arbitrio “illimitato” e “cartesiano” della logica anarchica di un male presente nel legame sociale da parte del potere. Infine, nel contribuito di Panella, si cerca di far luce su una questione apparentemente lontana dalla drammaticità del sociale: la questione riportata riguarda il passaggio dalla forma narrata del romanzo alla lingua immagine del cinema. Perché è avvenuto questo passaggio in Pasolini? È semplicemente un’evoluzione formale? Lascio la risposta alla lettura del contributo di Panella e concludo questa introduzione ringraziando tutti coloro che hanno partecipato alla stesura di questo volume sottolineando che dietro ogni contributo scritto c’è stato un lavoro paziente e meticoloso, c’è stato un dialogo proficuo con tutti gli operatori del Centro di Ascolto impegnati ad applicare e a ritrovare nel sociale tutta la portata delle categorie scomode pasoliniane, come c’è stata una frequentazione discreta ma accanita e appassionata che ha rivelato come ogni autore e ogni operatore, nel proprio campo di azione, si sia preso su di sé il pesante fardello etico consegnatoci da Pasolini sotto forma, semplicemente, di una vita disperata ma mai banale.

 

ISBN 88 8410 024 0

Pagine: 154

Prezzo: Euro 16,00

Anno 2009

 

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