L’Educazione da un Discorso a un altro Discorso

Di Pierluigi Sassetti

Seguendo la logica dei cinque discorsi formulati da Lacan, con l’inscrizione nel Campo Analitico, il pedagogista finisce per inscriversi nel Discorso dell’Analista. La formazione analitica prevede questo, inevitabilmente, e all’interno della propria analisi, il pedagogista inizia a dipanare la fitta rete di esperienze personali tra le quali anche quelle realizzate in campo educativo. Ciò che avviene è un cambiamento di posizione teso tra il Discorso del Padrone, quale agente di ogni atto educativo fin dai tempi di Socrate, e quello dell’Analista, ovvero il punto di riferimento in analisi. Andando avanti nella sua analisi, il pedagogista si ritroverà ad avere un senso ed un riferimento ulteriori, utilizzabile nella sua pratica, che nasce appunto da quella stessa esperienza di ascolto di cui ha beneficiato egli stesso. Ne consegue che nella sua pratica quotidiana, il suo atto pedagogico non si limita al puro e semplice insegnamento, alla semplice trasmissione di nozioni, quanto ad un ascolto teso ad accogliere l’importante dimensione del sapere soggettivo dello studente. Ciò non equivale ad una identificazione con l’analista e con la sua pratica, né ad una simulazione della sua pratica, bensì ad una metamorfosi della propria funzione educativa in quanto, da analizzante, non può più mantenere, nella sua professione, una posizione anti-analitica, in netta opposizione alla direzione della sua analisi, come del sapere della psicoanalisi, tanto meno identificarsi ancora con l’effigie del Discorso del Padrone.

Dove rintracciare la posizione del pedagogista nel suo costante riferimento al Campo Analitico? Il Sesto Discorso, o Discorso della trasmissione del sapere, si presenta come in connessione al Discorso dell’Analista, in quanto quest’ultimo, con l’inscrizione dell’atto pedagogico all’interno del campo analitico, appare come referente clinico a cui il pedagogista fa riferimento.