Dave Holland

 In Didattica non convenzionale, Estetica, Interviste
Download PDF

Intervista di Andrea Carnesecchi e Francesco Pratelli

 

Cosa ama del suo strumento?

Cosa amo del mio strumento? Beh… mi piace il suono del basso, è sempre stato il suono ad affascinarmi, letteralmente, è come se mi avesse attratto a sé. In realtà ho incominciato come chitarrista ma poi a tredici anni, dopo aver avuto l’occasione di sentire suonare dei grandi bassisti, ho iniziato a suonare il basso. Comunque mi piace anche il ruolo di questo strumento, il suo posto nella musica, il luogo in cui si colloca. È un punto che si può definire come il fulcro della musica. Quando c’è un basso nella musica che suoni, è sempre posto precisamente al centro della musica, perché ha a che fare con l’armonia, ma anche  con il ritmo, per questo ha un ruolo così importante.

Cos’è per lei l’improvvisazione?

È l’idea della creatività, è un modo di porsi nei confronti della musica. Improvvisare significa permettere alla tua immaginazione di guidarti nella musica e questa è una cosa che può cambiare sera dopo sera, concerto dopo concerto. Ogni sera è come un nuovo capitolo di un libro che avevi finito di scrivere la sera prima e che ricominci a scrivere il giorno dopo. Un’altra cosa bellissima a proposito dell’improvvisazione è la possibilità di condividere la tua musicalità con altri musicisti: una cosa è improvvisare in perfetta solitudine e un’altra è improvvisare con un gruppo dove c’è un aspetto di comunione della musica, dove stai assieme ad altri musicisti e prendi delle decisioni assieme a loro a seconda della direzione che la musica ha preso. Penso sia qualcosa di magico!

Come è incominciato il suo amore per la musica?

Tutto ha avuto inizio veramente presto nella mia vita, al punto che non me lo ricordo neppure. Penso di aver avuto quattro anni, forse cinque e vivevo in casa con i miei nonni, mia madre e mio zio. Nessuno di loro era un musicista, ma sapete… mia madre occasionalmente suonava il pianoforte, giusto le canzoncine di natale, mentre mio zio, che aveva diversi hobbies, un giorno comprò un ukulele ed io, nel vederglielo suonare, ebbi istintivamente la voglia di provarlo. Così mio zio mi mostrò alcuni accordi e questo è stato l’inizio: da quel momento in poi ho iniziato a suonare tutto il tempo, tutti i giorni. Quando arrivavo a casa mi mettevo subito a suonare il pianoforte che avevamo senza fare nessun tipo di esercizio, si trattava semplicemente di amore per il suono. Amo tutto questo ancora oggi.

Avremmo un ultima curiosità: cos’ha significato per lei suonare con Miles Davis?

Cosa ha significato? Beh, sapete, suonare questa musica significa appartenere ad un lignaggio, significa aver ereditato qualcosa che è passato da un musicista ad un altro lungo una discendenza. Pensateci: Charlie Parker discende da Lester Young, Coleman Hawkins, Johnny Hodges e Miles hanno suonato con Charlie Parker, John Coltrane a sua volta ha suonato con Miles, ecc. Avere questo tipo di esperienze significa imparare dai grandi musicisti. Quindi, quando a ventun’anni ho avuto la possibilità di suonare nel gruppo di Miles Davis, è stata per me l’occasione per vedere e per capire come lavora un grande musicista, per vedere come si approcciava alla musica ogni notte, quale fosse il suo mood che si creava per suonare. Non è importante solo ciò che suoni, ma anche come ti poni nei confronti di ciò che suoni. È qualcosa che va oltre la stessa musica, perché riguarda la vita, perché la musica, in fondo, è un’espressione della vita. Le note sono soltanto note, ma dietro ad ogni nota c’è sempre una storia e quella storia è la vita di ognuno. Quindi, tornando alla vostra domanda, quando hai la possibilità di vivere accanto ad un musicista come Miles Davis, di vivere quella vita e di imparare da lui, puoi venirne assorbito, puoi incamminarti sul suo stesso sentiero.

Per lei c’è una differenza fra imparare a suonare in una scuola e imparare a suonare direttamente con i musicisti?

Sì, c’è differenza, ma non c’è niente di male nella scuola in sé, le scuole vanno bene. Quando ero un giovane musicista non c’erano scuole jazz da poter frequentare, e se eventualmente fossi andato ad una scuola per imparare a suonare, sarebbe stata una scuola classica che mi sarebbe servita semplicemente per imparare a suonare il basso e per imparare la grammatica musicale, niente di più. Quello che ho imparato del jazz e dell’improvvisazione l’ho imparato suonando tutte le sere e ascoltando i dischi, che penso sia ancora la miglior scuola possibile. La situazione oggi non è la stessa, le circostanze sono diverse: le scuole ora provvedono a creare una comunità per i musicisti, li fanno suonare in giro, ma il punto è: quando sei in una scuola, sei con delle persone della tua stessa età e, ok, suoni e impari con loro, ma per quanto mi riguarda, l’esperienza più importante che ho fatto nella mia vita è stata quella di suonare con musicisti più maturi ed esperti di me, e trovo che nel mondo della musica questo è qualcosa che deve continuare ad esistere. Tra l’altro le scuole in America sono anche molto costose e invece di spendere così tanti soldi in una scuola sarebbe meglio investirli per avere un bel posto dove poter suonare, invitare musicisti e stare insieme. Quindi questa domanda che mi hai fatto è importante perché riguarda un punto fondamentale nella musica: come si impara? Potremmo parlare e discutere molto di questo, perché dal mio punto di vista non si tratta solo di un problema di l’informazione ma si tratta del processo.

Grazie veramente… e ci scusi se non parliamo perfettamente inglese.

Scusatemi voi se non parlo italiano.

 

* * * 

 

Intervista realizzata presso il Bologna Jazz il 4 maggio 2015

Traduzione di Francesco Greppi

Il Centro Sperimentale Pedagogico Tyche ricorda che tutti gli articoli presenti all’interno di questo sito possono essere liberamente consultabili e scaricabili. In caso di utilizzo del nostro materiale sarebbe onesto, nonché eticamente corretto, contattare gli autori e citare la fonte. Il Centro Sperimentale Pedagogico Tyche ringrazia e augura buona lettura. 

Download PDF
Recommended Posts
Contact Us

We're not around right now. But you can send us an email and we'll get back to you, asap.

Not readable? Change text. captcha txt

Start typing and press Enter to search