Incontro con Antoine Boyer

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Intervista realizzata da Francesco Greppi e Francesco Pratelli

 

Cosa ti piace del tuo strumento?

Della mia chitarra manouche mi piace la sua forza, l’equilibrio. Mi piace l’equilibrio che c’è tra i toni, i medi, i bassi, ed è una cosa che mi affascina. Inoltre trovo che abbia un suono molto caldo [It’s warm].

Suoni altri strumenti? Hai più strumenti?

No, solo la chitarra manouche, suono solo questa [indicando la sua chitarra].

So che hai imparato a suonare la chitarra, in particolare il jazz-manouche, con chitarristi come Mandino Reinhardt…

Sì, è vero, ma ho incominciato a suonare il jazz-manouche con mio padre: abbiamo iniziato lo stesso giorno ed abbiamo continuato a suonare insieme. Nella mia famiglia c’è sempre stata molta musica manouche, ascoltavamo molti gruppi fra cui, ad esempio, Bratsch e grandi chitarristi come Angelo Debarre e Francis-Alfred Moerman. Abbiamo ascoltato questa musica per molto tempo fino a che, un giorno, mio padre semplicemente mi ha chiesto se volevo incominciare a suonare la chitarra ed è così che abbiamo cominciato assieme. Una cosa molto semplice…

Ed ha funzionato! Sei giovanissimo e giri il mondo suonando!

Sì certo, è favoloso!

Quindi, non hai imparato ad una scuola jazz…

No no, assolutamente.

Secondo te qual è la differenza fra imparare in una scuola e imparare direttamente con i musicisti?

Con Mandino ho imparato principalmente guardando e ascoltando quello che faceva. Lui ti diceva: «Io suono questo…», non potevi far altro che ascoltarlo e guardargli le mani provando a rifare esattamente quello che stava suonando. Lui stesso ti invitava a farlo, un grande maestro, non c’è che dire. A scuola di musica invece avviene il contrario: ho frequentato una scuola di musica jazz, ma è stato molto noioso, mi davano tutte quelle diteggiature da fare in Re, poi Re diesis e così via, e poi tutte quelle partiture… [sbuffa]

È noioso.

Sì, non è stato molto divertente. Penso che sia un percorso molto lento e così ho deciso che non era quello giusto per me. Comunque, ciò non vuol dire che non sia utile conoscere la musica partendo da ciò che osservi su una partitura. Ad esempio ho studiato molto la chitarra classica e ciò mi è stato utile per capire meglio la musica.

Cos’è l’improvvisazione nella tua musica? Che cosa è per te?

Non lo so, semplicemente mi piacciono le armonie e le idee mi arrivano da sole, senza troppa fatica.

 

 

* * * 

Intervista realizzata presso il Club ExWide di Pisa l’11 dicembre 2015.

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